Rame: un prezioso alleato

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Il rame è il materiale con il più alto grado di conducibilità termica ma, negli anni, il suo elevato costo ha fatto si che venisse soppiantato da altri materiali. L’interno di una pentola di rame viene solitamente rivestito in stagno o acciaio perché l’ossido di rame è tossico.

Resistente agli urti e di lunga durata, possiede un grande fascino e un appeal da “cucina tradizionale” che permette di valorizzare appieno le pietanze.

Alluminio: pratico ma delicato

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L’alluminio è un materiale utilizzato prevalentemente per le pentole. Maggiore è lo spessore e maggiore sarà la qualità: si va dai 3 ai 5 mm. È uno dei migliori conduttori di calore, è leggero, pratico e igienico. Tuttavia tende a trasferire il colore ai cibi chiari e non è idoneo a contenere alimenti liquidi, acidi o salati. Inoltre non resiste ai graffi e si deforma facilmente.

Ultimamente si è fatto strada l’alluminio rivestito di materiale antiaderente. Ne sono un esempio le teglie da forno. L’alluminio antiaderente ha il vantaggio di farci risparmiare l’uso di grassi in cottura e farci cucinare in maniera più dietetica. Di contro, se graffiato (e succede molto spesso) può rilasciare sostanze tossiche.

L’ossidazione dell’alluminio crea una patina sulle pentole: è uno strato che non deve essere rimosso perché è protettivo e non altera i cibi.

Acciaio inox. È un buon materiale in cucina?

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Inauguriamo una nuova di Menuetto dedicata alle note e agli strumenti in cucina: informazioni e nozioni davanti ai fornelli.

Cominciamo con uno dei materiali più utilizzati in cucina: l’acciao inox. Basti penare agli impianti di cottura, le pentole, la coltelleria e gli utensili. L’acciaio è una lega di ferro, carbonio, nichel e cromo. L’acciaio cosiddetto 18/10 è formati dal 18% di nichel e 10% di cromo.

Questo materiale presenta un’ottima resistenza a urti e acidi, non altera i cibi e dura a lungo. Tuttavia ha una bassa conducibilità termica e, a fuoco alto, i cibi tendono ad attaccarsi sul fondo.

CondiMenti, festival dedicato al cibo e alla letteratura

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Un abbinamento off topic per Menuetto ma che merita di essere pubblicato: cibo e letteratura. Questo è Condimenti, festival dedicato al racconto del cibo in letteratura che giunge alla sua quarta edizione.
Sabato 17 e domenica 18 settembre la seicentesca Villa Salina (via Galliera, 2, Castel Maggiore) e il suo splendido parco saranno il palcoscenico per una due giorni fittissima di incontri, presentazioni di libri, show cooking, laboratori per grandi e bambini, spettacoli teatrali, per celebrare il connubio tra letteratura e gastronomia.
“Cibo e letteratura: una storia d’amore”: il tema scelto per l’edizione 2016 è quello della seduzione: quella della letteratura, quella del cibo, e quella del cibo in letteratura. Il cibo è da sempre infatti nutrimento per il corpo e per l’anima, carico di suggestioni simboliche, veicolo di affettività, amore e, perché no, passione.
Un week end anche di gusto: il parco di Villa Salina ospiterà infatti i Foodtrucker, le postazioni food su quattro ruote con le loro proposte gastronomiche d’eccellenza, attive da mattina a sera.
Maggiori informazioni sulla pagina Facebook dell’evento e su www.condimentifestival.it

Niccolò Paganini “ripete” il suo sugo

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Grande violinista e amico di Rossini, diede vita alla celebre espressione “paganini non ripete” quando nel 1825, durante un’esibizione, si rifiutò di eseguire un bis chiesto direttamente dal re Carlo Felice.
In cucina è stato un cultore del pomodoro che si stava via via affermando all’epoca. A tal proposito, Paganini ha scritto la ricetta del sugo di manzo per i ravioli alla genovese oltre che della stessa pasta ripiena.

Giuseppe Verdi e la spalla cotta

Giuseppe Verdi

Nato a Busseto, nei pressi di Parma, il compositore dell’Aida a metà degli anni 30 era una rockstar mondiale pur non avendo neanche quarant’anni.
Verdi era un estimatore dei sapori semplici e tradizionali e apprezzava, tra i vari,la spalla cotta di San Secondo che regalava agli amici insieme ad alcuni suggerimenti su come cucinarla.

Vincenzo Bellini una star oltre la norma

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Figlio d’arte, grazie al suo talento nel  1819 lascia la Sicilia (Catania) per studiare al conservatorio di Napoli e 10 anni dopo si trasferì a Milano dove creò la “Norma”. Centellinava le sue esibizioni e questo lo rese ben presto una star con cachet da capogiro.
A lui è legata una tra le ricette più famose d’Italia: la pasta alla norma. Nulla lega direttamente il piatto al compositore tranne il fatto che le sue opere, così come il primo piatto, erano fatte “alla norma”, ossia perfette.

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